giovedì 16 maggio 2013

AGEVOLAZIONI PER IMMIGRATI IN ITALIA: I MITI DA SFATARE







1) “Per gli extracomunitari c'è un sussidio per i figli”

Falso. 
Tutti i redditi - dunque anche gli stipendi -  sono tassati e il datore di lavoro (cosiddetto sostituto d’imposta) è tenuto a trattenere le imposte e a versarle direttamente allo Stato. Le imposte sul reddito sono ridotte nel caso si tratti di persone – cittadini stranieri e italiani – che abbiano dei familiari a loro carico. Questa situazione permette di ottenere un rimborso d’imposta, una compensazione tra le imposte che sono già state trattenute e quelle che invece sono dovute in misura inferiore grazie appunto a queste cosiddette detrazioni. L’art 13 del Testo Unico sui Redditi (Decreto del Presidente della Repubblica, 22 dicembre 1986 n. 917 – Approvazione del testo unico delle imposte sui redditi - TUIR) dispone che dall’imposta lorda già trattenuta sulla busta paga (cioè dall’importo delle tasse sui redditi lordo dovuto dal contribuente e già trattenuto dal datore di lavoro) è previsto il rimborso (conguaglio) per € 285,08 per ciascun figlio (compresi i figli naturali - figli nati fuori dal matrimonio -; i figli adottivi; i figli affidati o affiliati). Si comprende altresì ogni altra persona convivente con il contribuente non solo in Italia, ma anche nel paese d’origine. Ne discende che più numerosa è la famiglia e più basso è il reddito del lavoratore, più elevato sarà l’importo della detrazione. Generalmente la situazione tipica del lavoratore immigrato che si trova in Italia con tutta la famiglia che vive nel paese d’origine, permette di far valere la detrazione al 100% nella misura massima indicata.

 (Fonte: Meltingpot.org)




2) A. “Gli stranieri ottengono la casa popolare prima degli italiani, e gratis.” 

Falso.
Secondo il Nuovo Dossier dell'Osservatorio delle Immigrazioni con la ricerca “Sguardi sull’abitare degli stranieri a Bologna e provincia”,  effettuata dall’associazione “Extrafondente”, è emerso come gli stranieri rappresentino una minoranza con, alla fine del 2009, solo il 9,4% degli abitanti delle case popolari e 1608 nuclei familiari contro le 15.525 famiglie italiane. Inoltre, a vedersi assegnare un alloggio, sono più spesso gli italiani rispetto agli stranieri, con il rapporto di 1 a 5 per le famiglie italiane e 1 a 10 fra gli stranieri che ne fanno richiesta. Secondo le graduatorie infatti, le fasce privilegiate sono rappresentate dagli anziani, dagli invalidi e dai nuclei uni personali e monigenitoriali.
Tra le maggiori problematiche riguardanti gli immigrati, una delle più importanti è sicuramente quella della mancanza di alloggi adatti alle famiglie numerose straniere che richiedono una casa popolare.
Da registrare, negli ultimi anni, un discreto aumento delle famiglie straniere negli alloggi Erp, con una crescita pari al 26,7% dal 2007 al 2009, passando da 1.269 famiglie a 1.608. Analizzando la composizione delle famiglie, si nota come quelle straniere in media superino i 4 membri con un rapporto di 1 a 3 di immigrati che hanno meno di 18 anni; tra la popolazione italiana invece, un terzo è rappresentata da anziani che superano i 65 anni. Contando invece i singoli individui presenti negli alloggi, la percentuale degli stranieri sale al 19,2% con 7.044  persone, mentre gli italiani sono 29.735.
In ultima analisi, fra gli stranieri i comunitari si fermano al 4,5% con una prevalenza dei non comunitari, con i testa i marocchini (circa il 35%) seguita dai tunisini e jugoslavi, meno del 10%, albanesi  con il 7% e bangladeshi con il 5%. Al di sotto del 3% tutte le altre nazionalità.

 (Fonte: Bandieragialla.it)




B. "Nelle graduatorie per la casa sono favoriti gli stranieri"

Falso.
Per considerare l'incidenza degli stranieri sulle case popolari è stata considerata la situazione del
Comune di Torino dove esistono circa 18.000 alloggi pubblici.
I criteri per assegnare le case popolari non favoriscono gli stranieri, anzi. Per presentare la domanda bisogna essere residenti in Italia da almeno dieci anni e tra i parametri di cui si tiene conto in prima battuta per stilare le graduatorie ci sono il reddito (che però assegna un punteggio poco rilevante) e numero di componenti solo se superiore a 5 unità. In seconda battuta si tiene conto dell'età e di eventuali disabilità che abbia il soggetto. Gli immigrati sono tendenzialmente giovani, perfettamente abili e con nuclei familiari sotto le 5 unità.
…e non vincono nelle graduatorie.
Negli ultimi anni a Torino i bandi per l'assegnazione degli alloggi pubblici sono stati nel 2004 e nel
2009. Le domande presentate da cittadini stranieri sono state una buona parte del totale (nel 2004
sono il 31% e nel 2009 salgono al 45%), tuttavia solo pochi sono effettivamente assegnatari di case
popolari: rispetto al bando 2004 solo il 10% è rappresentato da stranieri. Da nessuna parte si parla di case gratis (solo) per stranieri: resta quindi valido il criterio del reddito, per gli immigrati come per gli italiani.

(Fonte: Assessorato alle politiche per la casa, Comune di Torino)




3) “I figli degli immigrati entrano prima in asilo rispetto ai figli degli italiani”

Non del tutto vero: non dipende dalla condizione di immigrato, ma da quella economica e sociale della famiglia, e soprattutto dalle condizioni del bambino in attesa. Ogni Comune ha i propri criteri.
Graduatorie e criteri per gli asili di Torino:
Nel predisporre gli elenchi delle domande presentate con i relativi punteggi, i Comitati di Gestione dei nidi dovranno tenere conto, in ordine di priorità, delle seguenti tipologie di utenza:
1)  Famiglie residenti nel comune di Torino;
2) Famiglie non residenti nel comune di Torino, in cui almeno uno dei due genitori presti attività lavorativa nel comune di Torino;
3) Altre famiglie non residenti.
Nell'ambito di ciascuna di dette categorie si applicano i punteggi allegati al presente regolamento (allegato 1), che garantiscono priorità assoluta nell'ammissione, con l'ordine sottoindicato, ai bambini con:
1)  Disabilità certificata (previa valutazione della Commissione handicap centrale);
2)  Disagio sociale (con richiesta di inserimento prioritario dei Servizi sociali del Comune di Torino), in numero limitato per ogni nido, in modo da evitare la concentrazione di situazioni problematiche;
3)  Gravi problemi di salute o nel cui nucleo familiare siano presenti persone con gravi problemi di salute (previa valutazione di apposita Commissione) istituita dalla Giunta Comunale, in cui sia garantita la presenza di un componente con specializzazione in campo sanitario ed un componente con competenze pedagogiche, demandando alla Giunta stessa l'eventuale istituzione di Commissioni decentrate.
La priorità assoluta si applica anche alla lista d'attesa.
Per i bambini dimoranti con le madri detenute presso la Casa Circondariale o l'Istituto penale per minorenni di Torino, il competente Dirigente della Divisione Servizi Educativi può disporre l'immediato inserimento al nido, oltre il limite della capacità ricettiva. Analogamente si procede nel caso di provvedimenti adottati dall'Autorità di Giustizia Minorile.
I punteggi prendono in considerazione le seguenti altre condizioni, elencate in ordine di priorità:
1)  Mancanza di un genitore: bambino riconosciuto da un solo genitore o nucleo familiare con un genitore deceduto o con un unico genitore a cui spetta la potestà;
2)  Unico genitore coabitante: genitori separati, divorziati, celibi/nubili che non coabitano;
3)  Genitori lavoratori: comprendono i lavoratori discontinui che alla scadenza della presentazione delle domande di iscrizione non sono occupati, ma hanno lavorato almeno 6 mesi nei precedenti 12;
4)  Trasferimento da nido di altre circoscrizioni per cambio di residenza;
5)  Numero di figli di età inferiore a 11 anni (al 31 dicembre dell'anno educativo di riferimento) o stato di gravidanza della madre;
6)  Presenza di fratelli o sorelle frequentanti il nido per il quale si chiede l'iscrizione o presentazione di domanda di iscrizione in un unico nido per due fratelli/sorelle;
7)  Genitori disoccupati, iscritti nelle liste dell'immediata disponibilità al lavoro presso il Centro per l'Impiego da almeno 3 mesi, alla data di scadenza della presentazione delle domande;
8)  Permanenza in lista d'attesa alla fine dell'anno educativo;
9)  Unico genitore coabitante con condizione di lavoro disagiata: pendolarità lavorativa giornaliera in Comune situato all'esterno dell'area integrata Formula-GTT o, per i lavoratori dipendenti, turni di lavoro sulle 24 ore;
10)  Genitori studenti;
11)  Numero di figli da 11 a 18 anni (al 31 dicembre dell'anno educativo di riferimento);
12)  Condizione di lavoro disagiata di ciascun genitore, in famiglia in cui siano presenti entrambi.
A parità di punteggio verrà data precedenza al bambino con ISEE inferiore e, in subordine, qualora non venga presentato l'ISEE, al bambino di età maggiore per le graduatorie dei "lattanti" e dei "piccoli" ed al bambino di età minore nella graduatoria dei "grandi". Per ogni genitore con lavoro dipendente o assimilato sarà applicata all'ISEE una decurtazione del 15%. Le modalità applicative saranno individuate dalla Giunta Comunale.
Per l’iscrizione all´asilo nido dei minori stranieri, non serve il permesso di soggiorno, lo precisa il Ministero dell’Interno.

 (Fonti: immigrazione.bizcomune.torino.it)




4) “Gli immigrati possono aprire attività con più agevolazioni degli italiani”

Falso.
La legge per loro prevede le stesse norme e lo stesso iter burocratico previsto per gli italiani: partita iva e via dicendo. Le agevolazioni bancarie per immigrati, quando ci sono, riguardano più che altro l’acquisto della prima casa. altri circuiti di solidarietà (associazioni, amici, famiglia d’origine nel Paese di provenienza) possono intervenire per reperire i capitali necessari per avviare un’attività in proprio.
(Fonti:immigratiestranieri.it, stranieriinitalia.it)



5) “Gli immigrati pagano meno tasse degli italiani”

Falso.
Stranieri di nascita ma italiani di contribuzione. Ormai il 4,1% del gettito complessivo è originato da lavoratori immigrati, che sborsano di Irpef quasi 6 miliardi di euro (2.810 euro a testa). Nella classifica regionale, Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia sono le regioni in cui il peso della contribuzione straniera sul totale è più grande in percentuale. Gli stranieri che lavorano in Italia sono tenuti a pagare le tasse, ma i loro bassi livelli di reddito – quasi esclusivamente da lavoro dipendente – comportano un esborso a testa di poco meno di 3000 euro all’anno (contro i 4.865 euro di media dei contribuenti nati in Italia). Valori che aumentano nelle aree del Nord dove la presenza e la penetrazione degli stranieri nel mercato del lavoro è più radicata. È ovvio che se il sistema riuscisse a eliminare le sacche di lavoro nero che colpiscono anche i lavoratori stranieri, l’apporto degli immigrati alla finanza pubblica sarebbe certamente maggiore, contribuendo a un’integrazione che passa anche per il pagamento delle tasse.

(Fonte: linkiesta.it)