giovedì 6 marzo 2014

Il senso (onirico ma non troppo) dell'otto marzo

Mi è servito un sogno per capire quanto forte e profondo fosse dentro di me il senso della giornata dell'otto marzo. 

Un sogno avvenuto un anno fa, esattamente nella notte tra il sette e l'otto marzo, vissuto a mia insaputa dal mio inconscio come una vera e propria veglia. 


Mi trovavo come in una specie di documentario, sia dentro che fuori della storia. Un'osservatrice muta e invisibile, alla stregua di Mr. Scrooge. 
Il sogno-documentario si apriva all'interno di un tribunale prestigioso, con muri altissimi, il pavimento lucido, l'arredamento di pregio. Il corridoio del tribunale era percorso da diverse donne, tutte signore distinte, vestite in tailleur e con pettinature elaborate, molte delle quali si recavano in toilette (anche solo per darsi un'aggiustata al trucco e all'acconciatura). 
Nelle toilette si trovavano due giovani uomini, forse fratelli; impassibili, come se fosse un lavoro, costoro prelevavano una donna per volta, come fosse un manichino (e difatti nessuna donna tentava neanche di divincolarsi dalla loro presa, come se fosse un automa), la portavano in bagno, la appendevano dalla nuca (n.b. la base del cervello, dell'intelligenza) a un gancio tipo da macellaio, la stupravano e poi la portavano in una sorta di laboratorio dove la scuoiavano per farne saponette.
Io, da mera spettatrice, ero costretta a guardare tutto quello che facevano e, pur sapendo di essere invisibile, avevo paura che prendessero anche me. Era talmente vivido da farmi male fisicamente.
Ad un tratto i due killer tennero una specie di riunione: a questa era presente una ragazza, che io sapevo essere una cugina giovanissima dei due uomini, di certo minorenne, che li implorò di fare anche a lei ciò che facevano nei bagni alle altre donne, perché voleva provare cose nuove. Io inorridii. Pur sapendo di essere invisibile spettatrice, cercai di intervenire alla riunione, urlando:"E' così giovane, non ha neanche terminato le scuole superiori, datele il tempo di vivere!", ma nessuno mi ascoltava. Cercai allora di salvarla di persona ma la ragazzina seguii in bagno i due uomini senza battere ciglio, anzi, con il sorriso, passandomi attraverso (in fin dei conti ero sempre uno spirito). Era lei a volerlo. Quando l'appesero al gancio lei cominciò a spaventarsi, piangere, divincolarsi debolmente, ma ormai era troppo tardi, era troppo tardi...


Qual'è il senso dell'otto marzo nel 2014?

Al di là del fatto tremendo che segnò questa data molti anni fa, da cosa dobbiamo davvero guardarci noi donne?


Io temo sempre di più da noi stesse.