Come sei arrivata in Sud America?
In realtà è stato un caso: tutto è partito dall’idea di accettare di candidarmi a fine 2010 allo SVE (Servizio Volontario Europeo), che permette di candidarti a più progetti (e quindi hai più possibilità di essere presa). Il progetto in Uruguay l’ho scelto perché era a sfondo educativo, ed essendo educatrice avevo più chance di essere presa, ma in realtà io non sapevo neanche dove fosse l’Uruguay! Là ho lavorato in una scuola materna come appoggio alle maestre (che sono davvero poche); la maggior parte dei bimbi venivano da famiglie a rischio sociale; molti venivano da casa hogar (comunità alloggio per mamme e i loro bambini, un po’ come quelle italiane, anche se in Italia funzionano meglio …). Dopo otto mesi ho deciso di vedere altri settori, per cui una volta a settimana andavo in un centro diurno per senza tetto: insieme a una tirocinante universitaria della Svizzera italiana abbiamo organizzato un corso di ginnastica, li aiutavamo nell’ora di pranzo e in generale tenevamo loro compagnia la mattina. Inoltre ho dato lezioni di italiano per adulti e di inglese – giocando!- a bimbi di 4/5 anni (ancora più difficile perché non sanno leggere né scrivere!).
Grazie a quell’esperienza mi sono innamorata del Sud America, e appena tornata in Italia ho subito cercato un altro modo per ripartire; dopo aver valutato diverse proposte ho deciso di provare col Servizio Civile Nazionale, giocandomi tutto su un progetto solo: il Venezuela. Ero da poco tornata dall’Uruguay quando il CISV, l’ente col quale ho partecipato al Servizio Civile, mi ha comunicato che mi avevano presa: partenza a marzo 2011! Prima di partire abbiamo fatto tre settimane di formazione, suddivise in un primo momento insieme a tutti gli altri candidati delle altre agenzie del Piemonte (anche dette ONG), e in un secondo momento solo per i volontari del CISV.
Io appunto lavoro per la casa hogar, a settembre abbiamo iniziato le nuove attività dopo le vacanze scolastiche; abbiamo circa 30 bambini, che per la maggior parte arrivano da situazioni familiari critiche, o anche solo sovraffollate (alcune famiglie hanno dieci figli!), per cui la Fundación da loro una mano. I bambini vivono lì dal lunedì al venerdì, e il weekend quelli che possono tornano a casa, così come il mese di vacanze estive. Rispetto a questa organizzazione sono un po’ scettica, da noi le comunità non funzionano così …
In casa hogar io faccio … qualsiasi cosa! Loro hanno la mania di adornare tutto con cartelloni, festoni, colori e via dicendo, rendendo tutto felice e allegro, per cui al mattino mi occupo di preparare questi cartelloni; al pomeriggio c’è un’ora e mezza di compiti insieme ai bambini: fino a prima delle vacanze io seguivo bimbi di prima e seconda elementare (Sono un disastro: molti non sanno leggere né scrivere!) ; il lunedì e il mercoledì la Fundación organizza laboratori di cucina, manualità e altri argomenti con degli insegnanti; al martedì pomeriggio invece mi occupo di gestire un laboratorio specifico basato su un argomento più o meno mensile decisi da noi operatori (ad esempio “gli astronauti”, “gli aquiloni” e così via).
Dove vi alloggiano?
Il progetto stesso prevedeva che per i primi tre mesi saremmo andati a vivere in famiglia, e dopo avremmo potuto scegliere se cambiare sistemazione; le famiglie le ha cercate il CISV. Io vivo con una signora insieme ad altre due ragazze in servizio civile (una colombiana e una venezuelana): quando sono arrivata all’aeroporto mi stavano già aspettando e mi hanno subito portata qui. Ma in altri progetti si può viene ospitati nelle case delle ONG stesse, se ne hanno.
Ti sei fatta degli amici?
Mérida, dove vivo, è una città universitaria: giovani e cose da fare ce n’è abbastanza! Se esci e sei straniera poi ti “beccano” subito e vengono a parlarti… in Uruguay è stato molto più difficile invece, per la diversità di carattere della popolazione rispetto a quella venezuelana.
La tua vita oltre al lavoro com’è? Cosa fai di solito?
C’è il cinema universitario , al lunedì alle 19 in un teatro: costa 2 bolivares (che equivalgono a 10 cent di euro, più o meno), davvero un prezzo simbolico; quello ormai è una tappa obbligatoria del lunedì! Ci sono poi dei bar che sono diventati i miei soliti: vado sempre lì, tanto qualcuno che conosco lo incontro... Il sabato e la domenica, invece, se non piove (e qui capita spesso) cerchiamo di organizzare sempre qualcosa: grigliate, gite al fiume … Alla fine siamo in mezzo alle montagne, qui la natura è spettacolare!
Sono arrivata il 6 marzo 2012 e ripartirò il 27 gennaio 2013. “E dopo?” è la domanda che mi sto ponendo di più in questi giorni… ho la paranoia del ritorno! Dove lavoravo prima in Italia, in una comunità per minori, mi hanno sempre detto che mi avrebbero ripreso, ma con questa crisi in atto non ne sono così sicura. La mia idea sarebbe di cercare di nuovo di ripartire tramite qualche progetto: ci ho preso gusto! Giri, conosci, impari… Sono combattuta: da una parte ho voglia di fare ancora questo tipo di esperienza; ma dall’altra in Italia c’è la famiglia, ci sono gli amici (anche se restano comunque), e ogni tanto mi chiedo: “per quanto vorrai continuare a fare la nomade?!?”. D’altronde con il servizio civile è tutto in dubbio per il 2013: già quest’anno abbiamo rischiato di non partire, o comunque di partire in ritardo. Il prossimo anno di certo approveranno meno progetti (ad esempio nel 2011 erano arrivati in quattro, qui in Venezuela, ora siamo in due: la prossima volta??). Uno dei problemi della crisi economica riguarda i tagli che colpiscono l’ambito sociale e il servizio civile… Per fortuna comunque quest’ultimo non è realizzabile solo all’estero, ma si può fare anche in Italia: rimane pur sempre un’esperienza valida, anche se nei confini nazionali.
C’è chi di viaggiare ne ha fatto un lavoro, ad esempio chi lavora nelle ONG internazionali: non ti andrebbe?
E’ difficilissimo entrare in una di quelle realtà… non so, forse resterò in Italia e tornerò nel settore dell’educazione, ma non sono ancora decisa al cento per cento. Finora ho sempre lavorato con bambini (cosa che mai avrei pensato di fare mentre ancora studiavo!)… cambiare ambito non mi dispiacerebbe.
Cosa diresti ai ragazzi della tua età che sono rimasti in Italia?
Viaggiare con questi progetti è una scelta. Se però un po’ ci state pensando, ma avete ancora qualche dubbio o paura so cosa dirvi: FATELO!! La mia esperienza, finora, di un anno e mezzo fuori Italia è positiva al cento per cento: di certo si cresce tanto. I miei amici veri , tornata dall’Uruguay, mi hanno detto che sono cambiata molto, anche se io non me ne ero accorta. Chi invece rimane… va benissimo, è una scelta anche quella: non è che dobbiamo partire tutti!
Link utili:
CISV Italia
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