Chiamarsi Giuseppe Lo Muscio. Avere
22 anni, abitare a Caselle Torinese, tifare in modo sfegatato il Toro, passare
il tempo su Facebook e giocare in una squadra di basket…nulla di eccezionale,
no? Sembrerebbe la fotografia di un adolescente qualunque, se non fosse che per
un piccolo particolare: una carrozzina. Due ruote che catapultano
immediatamente sotto un’altra etichetta: “disabile”. O “diversamente abile”. A
te piace quest’ultima definizione, Giuseppe?
Ultimamente
si usa di più questa definizione, al posto di “disabile”; ma a me non piace
molto, perché nel nome stesso c’è il termine “diverso”, che mi fa sentire separato
a prescindere dal resto delle persone. Invece io mi sento uguale, soprattutto a
livello interiore: provo dei sentimenti, mi piace lo sport, ho delle
passioni…in cosa quindi sarei diverso da qualsiasi altra persona? Certo ho dei
limiti fisici che mi impediscono di poter svolgere tutto quello che vorrei, o
comunque di poterlo fare da solo. Ma entro i miei limiti, e se possibile anche
oltre, io voglio provare tutto!
Parlaci delle tue passioni: come
le vivi?
Io pensavo che fosse più facile
che l’imbarazzo, la paura, se vogliamo chiamarla così, fossero dei normodotati.
Tu non credi?
Ma è
normale che i normodotati non s’avvicinino a noi di loro spontanea volontà! Non
sanno cosa vuol dire essere disabili, non avendolo mai provato, e quindi non
sanno, giustamente, come comportarsi: dobbiamo essere noi disabili ad andare da
loro, raccontare la nostra storia e quindi noi stessi, e creare un ponte! Quando
ho cominciato la scuola superiore i miei compagni mi stavano lontani; sono
stato io ad andare da loro, a dire: “Ciao, sono Giuseppe, ti spiego perché sono
in carrozzina e cosa vuol dire viverci”, e da lì è nata la nostra amicizia. Con
la scuola abbiamo anche creato un cortometraggio, intitolato “Come un vulcano” (n.d.r.: regia di
Federico La Rosa, premiato al Sottodiciotto Film Festival), proprio sul tema
della disabilità ma vissuto al contrario: un nostro compagno ha dovuto recitare
in carrozzina (la storia narra di un giovane che dopo un incidente si trova a
dover ridare un senso alla propria vita), ed è stata un’enorme esperienza per
noi in carrozzina spiegargli il nostro mondo, e per lui doverlo vivere per il
tempo delle riprese.
Quindi secondo te devono essere i
portatori di handicap ad “avere pazienza” e andare incontro alle altre persone?
Assolutamente
si. Tant’è che con la mia famiglia e altre di Caselle abbiamo in passato aperto
lo sportello informa handicap, presso l’informagiovani di via Torino 1, e nel
corso degli anni abbiamo deciso di dare vita a una cooperativa sociale che ora
si è trasformata in associazione, “La Stella Polare”. l’obiettivo di “La Stella
Polare” è organizzare iniziative che agevolino le informazioni ai disabili e alle loro famiglie, che promuovano
lo sport per disabili e che semplifichino e medino l’avvicinamento tra disabili
e normodotati. Per questi motivi abbiamo scritto un libro intitolato “Disabile, chi io?! – guida informativa sul
mondo della disabilità”: il fine è aiutare persone in situazione di
handicap e le loro famiglie a muoversi in modo consapevole nei vari ambiti
della vita di un disabile: scuola, sanità, tecnologie, sport e tempo libero,
vacanze, trasporti e mobilità…, Ma il libro può servire a qualsiasi altra persona
a comprendere meglio il nostro mondo, le nostre esigenze e i nostri bisogni.
Inoltre
l’associazione organizza un corso di computer a Caselle aperto a chiunque, e
diverse iniziative sportive all’interno delle manifestazioni della città di
Caselle, come “A ruota libera”, che nel 2013 sarà alla sua decima edizione.
Ti sei mai sentito scoraggiato,
hai mai pensato “no, è troppo difficile, non ce la faccio, getto la spugna”?
No. Mai.
Forse in ciò sono davvero un “diverso”, ma in questo caso ne vado fiero.
Link utili:
Cortometraggio Come un Vulcano, regia di Federico La Rosa.
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