sabato 15 febbraio 2014

L'era del perfezionismo

"Se saprò di avere un figlio disabile abortirò senza indugi".

Quante volte ho sentito ripetere questa frase, prima di tutto da me stessa; quante volte ho difeso questa tesi, forte del mio lavoro a contatto con la sofferenza psicofisica.

Mi sono infranta come un'onda sugli scogli.

Pochi giorni fa, accompagnando una carissima amica nel panico da una genetista.

Cosa vuol dire avere un figlio disabile? É tutto un sistema di percentuali di rischio, che dal terzo mese di gravidanza in poi assilla la mente alla stregua di un martello pneumatico continuamente in funzione. Cos'è per ognuna di noi rischioso? Una percentuale come 3 per cento lo è?
Bene. Mettiamoci in testa che è da quella percentuale che si parte, e che il rischio può solo aumentare, se avremo un pó di sfortuna.
Non vuoi un figlio down? Come fai a decidere di abortire se ti dicono che il rischio che ti nasca down é di uno su cinquecento? Nessun problema: esiste un test sicuro (a livello di risultati), si chiama amniocentesi. Ah, unico problema: statisticamente provoca un aborto su cento. Ah, altro problema: per il SSN il parametro di rischio conclamato è  uno su trecentocinquanta. Quindi se sei sopra, anche di poco (che so, uno su quattrocento), l'amniocentesi è economicamente a carico tuo, e si parla di centinaia di euro.

Sono rimasta senza parole. Quante ombre di cui non avevo tenuto conto. Senza contare tutti i punti interrogativi che costellano la nostra vita dalla nascita in poi: malattie, incidenti, traumi...Non è per portare sfiga, é solo che se devo tenere conto di percentuali di rischio così basse, allora dovrei tener conto di tutto ciò che potrebbe accadere al mio bambino (e a me...come non prenderlo in considerazione?), e c'è davvero da impazzire: cadute, meningiti, complicazioni durante il parto,vaccinazioni, e chi più ne ha, più ne metta.

Non sorridete, lo so che ho scoperto l'acqua calda. Faccio ammenda.

Ritiro, anzi no, riformulo ciò che ho detto inizialmente: "Se deciderò di avere un figlio, farò in modo anzitutto di ospitarlo nel corpo più sano possibile che potrò dargli".

sabato 1 febbraio 2014

Voglio diventare...pittore!




Radio One Lab intervista Alessandra Parigi, giovane pittrice formatasi presso la scuola Comics di Torino, incontrata durante i workshop del progetto Lavorarte: ai nostri microfoni Alessandra ha raccontato il suo percorso di formazione, dando preziosi consigli per chi è interessato ad avventurarsi nel mondo del disegno e della pittura.

Ascolta l'intervista cliccando qui

Buon ascolto!

link utili:
artisti uniti torinesi
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