giovedì 25 ottobre 2012

ELOGIO DELLA CARROZZINA (di Franco Bomprezzi)



“Costretto su una sedia a rotelle”. Quante volte mi sono imbattuto in questa pessima frase fatta, utilizzata – mi si consenta – a ogni pie’ sospinto da colleghi giornalisti, di carta stampata o di televisione, per connotare la situazione disgraziata di una persona che non può più camminare, o in seguito a un incidente, o per malattia. C’è persino la variante involontariamente blasfema: “Inchiodato su una sedia a rotelle”. Credo che chi usa queste espressioni non si renda neppure conto del danno che produce, innanzitutto al mio sistema nervoso, ma più in generale a una corretta comunicazione sulla disabilità.

Io di me stesso scrivo sempre: “vivo e lavoro in sedia a rotelle”. Vivo e lavoro, ossia sono libero, “grazie” alla carrozzina. Senza di lei sarei immobile, perché – questo è vero – non riesco a camminare, neppure se mi prendono a calci. Sono così dalla nascita, e dunque probabilmente ci faccio meno caso di altri. La carrozzina è quasi congenita, mi si adatta, o meglio io ormai aderisco alla sua superficie, la calzo come un guanto, la conosco perfettamente, e, a dire il vero, la trascuro non poco, a causa della mia altrettanto congenita pigrizia.

Parlo oggi di carrozzina e di libertà, anche per uscire ulteriormente da quel terribile stereotipo che si lega alla diffusione per legge di un simbolo stilizzato, silhouette bianca in campo azzurro, oppure nera su sfondo arancione, che ormai è talmente connaturata all’idea di handicap da essere diventata la parte per il tutto, fino a connotare non solo la disabilità motoria, dalla quale il simbolo trae origine, ma addirittura l’intero campo dei deficit, compresi quelli sensoriali e intellettivi, il che, sinceramente, è quanto meno singolare e, onestamente, irriguardoso.

Il mio elogio della carrozzina, sincero e convinto, è anche un modo per invitare tutti a ripensare a questo mezzo di locomozione che sta conoscendo una rapida e doverosa evoluzione nei materiali, nei colori, nella gamma, nelle personalizzazioni. Ci sono tantissime persone convinte che esista la cosiddetta “carrozzina standard”. Quella che dovrebbe passare da porte strette, entrare in ascensori angusti, salire a bordo degli autobus e delle autovetture, affrontare brillantemente i ripidi scivoli dei marciapiedi o le soglie alte dei negozi.

Mi spiace deluderli: la carrozzina “standard” non esiste. Non è mai esistita, per la verità. Ma se volete avere un’idea di che cosa oggi possa essere o diventare una sedia a rotelle fatevi un giro in questi giorni a Reatechitalia, la manifestazione che fino a domenica si svolge nei padiglioni della nuova Fiera di Milano, a Rho. Un’occasione eccellente per verificare le novità, le opportunità, le tipologie: dalla handbyke da corsa, che è più veloce di una bicicletta, alla carrozzina elettronica da strada, dalla sedia a rotelle in titanio al verticalizzatore che consente la posizione eretta anche per chi non cammina. Senza contare le normali, classiche, carrozzine manuali, che possono essere a crociera, pieghevoli, oppure a telaio rigido. Insomma, la carrozzina questa sconosciuta. Per non parlare di tutta la gamma degli ausili, anche tecnologici e domotici, che stanno rendendo migliore la qualità della vita delle persone con disabilità.

E pensare che quando si scrive “costretto su una sedia a rotelle” si uccide il desiderio di migliaia di persone anziane di mantenere una relativa autonomia di movimento anche quando le gambe cominciano a cedere per l’età e per gli acciacchi. Provate a chiedere ai vostri nonni se non si sentirebbero menomati, qualora gli venisse proposto di usare una carrozzina, almeno per gli spostamenti fuori casa. La risposta è persino scontata. La carrozzina è una roba per malati, per paralitici. Guai persino a pensarci. E invece nel nostro futuro dovremmo poter immaginare anche una diffusione normale, serena e positiva, di un mezzo che è sinonimo di libertà e di sicurezza.

Io, in carrozzina, ho girato il mondo. Ogni giorno vivo  e lavoro in carrozzina. Le voglio bene. Specie se non si rompe. Pensateci.


(Fonte: http://invisibili.corriere.it/2012/05/24/elogio-della-carrozzina/)

giovedì 18 ottobre 2012

SI, VIAGGIARE!




Diario di bordo dal Venezuela, Sud America








Molti conoscono il servizio civile in Italia, ma quanti sanno che c’è anche la possibilità di varcare il confine per undici mesi all’estero, in Europa o addirittura nel resto del mondo? Ci racconta tramite videochiamata la sua esperienza in Sud America Federica Sanna, ciriacese di 26 anni, che fino alla fine di gennaio sarà a Mérida, in Venezuela (ma che sta già congetturando di ripartire appena potrà!). 
 Come sei arrivata in Sud America?

In realtà è stato un caso: tutto è partito dall’idea di accettare di candidarmi a fine 2010 allo SVE (Servizio Volontario Europeo), che permette di candidarti a più progetti (e quindi hai più possibilità di essere presa). Il progetto in Uruguay l’ho scelto perché era a sfondo educativo, ed essendo educatrice avevo più chance di essere presa, ma in realtà io non sapevo neanche dove fosse l’Uruguay! Là ho lavorato in una scuola materna come appoggio alle maestre (che sono davvero poche); la maggior parte dei bimbi venivano da famiglie a rischio sociale; molti venivano da casa hogar (comunità alloggio per mamme e i loro bambini, un po’ come quelle italiane, anche se in Italia funzionano meglio …). Dopo otto mesi ho deciso di vedere altri settori, per cui una volta a settimana andavo in un centro diurno per senza tetto: insieme a una tirocinante universitaria della Svizzera italiana abbiamo organizzato un corso di ginnastica, li aiutavamo nell’ora di pranzo e in generale tenevamo loro compagnia la mattina. Inoltre ho dato lezioni di italiano per adulti e di inglese – giocando!- a bimbi di 4/5 anni (ancora più difficile perché non sanno leggere né scrivere!).
Grazie a quell’esperienza mi sono innamorata del Sud America, e appena tornata in Italia ho subito cercato un altro modo per ripartire; dopo aver valutato diverse proposte ho deciso di provare col Servizio Civile Nazionale, giocandomi tutto su un progetto solo: il Venezuela. Ero da poco tornata dall’Uruguay quando il CISV, l’ente col quale ho partecipato al Servizio Civile, mi ha comunicato che mi avevano presa: partenza a marzo 2011! Prima di partire abbiamo fatto tre settimane di formazione, suddivise in un primo momento insieme a tutti gli altri candidati delle altre agenzie del Piemonte (anche dette ONG), e in un secondo momento solo per i volontari del CISV.


E così sono giunta a Mérida, nell’organizzazione chiamata “Fundación Don Bosco”, una ONG con cui il CISV fa rete localmente, che si occupa di infanzia e adolescenza. La Fundación gestisce tre progetti: una casa hogar (comunità per minori), dove lavoro la maggior parte del tempo; un centro de capacitación, un progetto per gli studenti che non riescono a prendere la maturità con la scuola normale, ai quali propongono un piano didattico diverso, basato sulla pratica, di modo che riescano lo stesso a terminare il ciclo scolastico; e infine corsi serali per adulti di parrucchiere, cuoco, cameriere …
Io appunto lavoro per la casa hogar, a settembre abbiamo iniziato le nuove attività dopo le vacanze scolastiche; abbiamo circa 30 bambini, che per la maggior parte arrivano da situazioni familiari critiche, o anche solo sovraffollate (alcune famiglie hanno dieci figli!), per cui la Fundación da loro una mano. I bambini vivono lì dal lunedì al venerdì, e il weekend quelli che possono tornano a casa, così come il mese di vacanze estive. Rispetto a questa organizzazione sono un po’ scettica, da noi le comunità non funzionano così …
In casa hogar  io faccio … qualsiasi cosa! Loro hanno la mania di adornare tutto con cartelloni, festoni, colori e via dicendo, rendendo tutto felice e allegro, per cui al mattino mi occupo di preparare questi cartelloni; al pomeriggio c’è un’ora e mezza di compiti insieme ai bambini: fino a prima delle vacanze io seguivo bimbi di prima e seconda elementare (Sono un disastro: molti non sanno leggere né scrivere!) ; il lunedì e il mercoledì la Fundación organizza laboratori di cucina, manualità e altri argomenti con degli insegnanti; al martedì pomeriggio invece mi occupo di gestire un laboratorio specifico basato su un argomento più o meno mensile decisi da noi operatori (ad esempio “gli astronauti”, “gli aquiloni” e così via).



Dove vi alloggiano? 

Il  progetto stesso prevedeva che per i primi tre mesi saremmo andati a vivere in famiglia, e dopo avremmo potuto scegliere se cambiare sistemazione; le famiglie le ha cercate il CISV. Io vivo con una signora insieme ad altre due ragazze in servizio civile (una colombiana e una venezuelana): quando sono arrivata all’aeroporto mi stavano già aspettando e mi hanno subito portata qui. Ma in altri progetti si può viene ospitati nelle case delle ONG stesse, se ne hanno.

Ti sei fatta degli amici? 

Mérida, dove vivo, è una città universitaria: giovani e cose da fare ce n’è abbastanza! Se esci e sei straniera poi ti “beccano” subito e vengono a parlarti… in Uruguay è stato molto più difficile invece, per la diversità di carattere della popolazione rispetto a quella venezuelana.

La tua vita oltre al lavoro com’è? Cosa fai di solito?

C’è il cinema universitario , al lunedì alle 19 in un teatro: costa 2 bolivares (che equivalgono a 10 cent di euro, più o meno), davvero un prezzo simbolico; quello ormai è una tappa obbligatoria del lunedì! Ci sono poi dei bar che sono diventati i miei soliti: vado sempre lì, tanto qualcuno che conosco lo incontro... Il sabato e la domenica, invece, se non piove (e qui capita spesso) cerchiamo di organizzare sempre qualcosa: grigliate, gite al fiume … Alla fine siamo in mezzo alle montagne, qui la natura è spettacolare!


Quando sei arrivata e quando andrai via? E dopo che farai?

Sono arrivata il 6 marzo 2012 e ripartirò il 27 gennaio 2013. “E dopo?” è la domanda che mi sto ponendo di più in questi giorni… ho la paranoia del ritorno! Dove lavoravo prima in Italia, in una comunità per minori, mi hanno sempre detto che mi avrebbero ripreso, ma con questa crisi in atto non ne sono così sicura. La mia idea sarebbe di cercare di nuovo di ripartire tramite qualche progetto: ci ho preso gusto! Giri, conosci, impari… Sono combattuta: da una parte ho voglia di fare ancora questo tipo di esperienza; ma dall’altra in Italia c’è la famiglia, ci sono gli amici (anche se restano comunque), e ogni tanto mi chiedo: “per quanto vorrai continuare a fare la nomade?!?”. D’altronde con il servizio civile è tutto in dubbio per il 2013: già quest’anno abbiamo rischiato di non partire, o comunque di partire in ritardo. Il prossimo anno di certo approveranno meno progetti (ad esempio nel 2011 erano arrivati in quattro, qui in Venezuela, ora siamo in due: la prossima volta??). Uno dei problemi della crisi economica riguarda i tagli che colpiscono l’ambito sociale e il servizio civile… Per fortuna comunque quest’ultimo non è realizzabile solo all’estero, ma si può fare anche in Italia: rimane pur sempre un’esperienza valida, anche se nei confini nazionali.
C’è chi di viaggiare ne ha fatto un lavoro, ad esempio chi lavora nelle ONG internazionali: non ti andrebbe?
E’ difficilissimo entrare in una di quelle realtà… non so, forse resterò in Italia e tornerò nel settore dell’educazione, ma non sono ancora decisa al cento per cento. Finora ho sempre lavorato con bambini (cosa che mai avrei pensato di fare mentre ancora studiavo!)… cambiare ambito non mi dispiacerebbe.

Cosa diresti ai ragazzi della tua età che sono rimasti in Italia? 

Viaggiare con questi progetti è una scelta. Se però un po’ ci state pensando, ma avete ancora qualche dubbio o paura so cosa dirvi: FATELO!! La mia esperienza, finora, di un anno e mezzo fuori Italia è positiva al cento per cento: di certo si cresce tanto. I miei amici veri , tornata dall’Uruguay, mi hanno detto che sono cambiata molto, anche se io non me ne ero accorta. Chi invece rimane… va benissimo, è una scelta anche quella: non è che dobbiamo partire tutti!






Link utili: 


CISV Torino

CISV Italia



...E TU CHE BLOG HAI??




Mr Wiggles, creazione dissacrante di Neil Swaab!

Neil Swaab Official Site

lunedì 15 ottobre 2012

PREMIO "Jardin D’Europe"



“DanceWEB” offre a circa 65 giovani ballerini professionisti e coreografi europei e non la possibilità di partecipare ad un programma di formazione intensivo multinazionale. Il programma Europeo di Borse di Studio "danceWEB" della durata di 5 settimane si svolgerà a Vienna dal 10 Luglio al 14 Agosto, nel quadro del Festival “ImPulsTanz”. Il programma è centrato sullo scambio di idee e conoscenze, sull'aggiornamento, sull'incontro con artisti di fama internazionale allo scopo di orientare la carriera dei partecipanti. Sono ammissibili ballerini e coreografi con ambizioni professionali, preferibilmente tra i 22 e 30 anni e con una buona conoscenza dell'inglese.


 Scadenza: 15 Dicembre 2012.


concorso Jardin d'Europe



IT'S ABOUT ABILITY!! - One Minute Contest - UNICEF





Tutti gli anni l’UNICEF pubblica un rapporto dal titolo “Condizione dei bambini nel mondo”; nel 2013 il tema sarà “i bambini con disabilità”, perciò l’ente invita i giovani fino ai 25 anni di tutto il mondo a partecipare a questo concorso con un video che rifletta sul tema dei bambini disabili, con riferimento alla propria esperienza personale o in generale. I video devono essere della durata di un minuto e possono rappresentare qualunque genere, dramma o commedia, fiction o documentario, animazione o altro. Una giuria di professionisti e di giovani in tutto il mondo selezionerà il video vincitore, che verrà trasmesso nella campagna “Condizione dei bambini nel mondo”.

Scadenza: 15 Dicembre 2012


 Per partecipare al concorso








Concorso per l’Anno Internazionale della Cooperazione per l’Acqua






Il 2013 sarà l’Anno Internazionale della Cooperazione per l’Acqua delle Nazioni Unite. Tutti, da qualunque parte del mondo e di qualsiasi età, sono invitati a partecipare al concorso e contribuire alla campagna creando uno slogan breve e accattivante scritto in inglese, facile da capire e rivolto ad un vasto pubblico. I candidati possono presentare un numero indefinito di contributi. Un comitato selezionerà i primi dieci e un sondaggio online, che si terrà tra il 30 Novembre e il 25 Dicembre 2012, determinerà il vincitore assoluto del concorso. L’autore dello slogan vincente verrà invitato all’evento di apertura dell’Anno Internazionale della Cooperazione per l’Acqua delle Nazioni Unite 2013, preso il quartier generale UNESCO a Parigi, Francia, nel gennaio 2013. Il premio comprende il biglietto aereo per Parigi e l’alloggio per due notti.

Scadenza: 15 Novembre 2012

 SITO DEL CONCORSO

CONCORSO DI VIDEO DI VIAGGIO 2012



Giovani dai 18 anni in su da tutto il mondo, già iscritti o che intendono iscriversi all’università al di fuori del proprio paese, sono invitati a partecipare a questo concorso. Tutto ciò che devono fare è produrre un breve video di massimo cinque minuti, che spiega la loro scelta di studiare o viaggiare all’estero. Se i candidati stanno già studiando all’estero, possono presentare un video su un viaggio che desiderano intraprendere. L’autore del miglior video vincerà 4.000 sterline. Sono previsti anche premi per i secondi classificati. Il vincitore dovrà tenere un blog che documenti il viaggio. Il blog dovrà iniziare immediatamente dopo l’annuncio del vincitore e continuerà durante tutto il viaggio, fino al ritorno a scuola.

ATTENZIONE!! La scadenza è il 31 Ottobre 2012!!

SITO DEL CONCORSO

CONCORSO ISWA 2012





Il concorso intende stimolare la curiosità e coinvolgere i giovani nella scienza attraverso l’arte. L’idea è di presentare la scienza nei suoi aspetti creativi ed emozionali, mostrando il collegamento tra l’arte e la scienza. I giovani tra i 14 e i 20 anni da tutti gli Stati membri UE, i paesi associati al Settimo Programma Quadro e la Federazione Russa, sono invitati a partecipare al concorso: dovranno creare un’opera artistica in una delle seguenti categorie: cinema, arte contemporanea, danza moderna, immagine, letteratura. E’ possibile partecipare individualmente o in gruppo. I gruppi possono anche essere composti da classi scolastiche, sotto la supervisione di uno o più insegnanti.

ATTENZIONE!!La scadenza è il 31 Ottobre 2012!!

 Sito: http://www.iswaproject.eu/

CL!CK ABOUT IT!


            


      CL!CK è una serie di concorsi fotografici sul mondo che cambia, mirato a creare un mosaico di immagini da tutti gli angoli della terra per mostrare in che modo le comunità locali e le persone lottano per la sopravvivenza in una società in continuo cambiamento. Il tema di quest’anno è “Crisi e disastri”. Possono partecipare fotografi amatoriali e professionisti con foto che catturino i disastri naturali, i conflitti politici, le crisi finanziarie, la vita urbana e il cambiamento climatico. I due vincitori assoluti (uno per i professionisti e uno per gli amatori) verranno selezionati per un viaggio di reportage organizzato dal Centro Europeo per il Giornalismo. Le spese di viaggio, vitto e alloggio sono a carico dell’organizzazione. Cinque altri fotografi riceveranno premi in denaro.


       ATTENZIONE!!La scadenza è il 29 Ottobre 2012!!!

il     Il concorso è organizzato dal Centro europeo di Giornalismo (EJC) a Maastricht, Olanda.

Sapete come mi trattano?





Un concorso per raccontare le discriminazioni 

FIRENZE. Si chiama “Sapete come mi trattano?” ed è il concorso di Fish (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) che intende portare alla luce le vicende quotidiane di molte persone con disabilità, di rado raccontate e divulgate dai mezzi di comunicazione. Fish ritiene sia opportuno abbattere questo “muro del silenzio” e riportare in primo piano il racconto, i protagonisti e le storie che stanno dentro queste esperienze in una forma efficace, comprensibile per tutti e per questo maggiormente comunicabile. L’iniziativa è rivolta a chiunque voglia contribuire a fare luce su queste non più tollerabili zone d’ombra della nostra società testimoniando – con una foto, una vignetta, un filmato o con un testo che potrà essere la sceneggiatura per uno spot o un breve film – il proprio pensiero e la propria creatività rispetto al tema della discriminazione o dell’esclusione sociale delle persone con disabilità.

Per partecipare al concorso, che si chiude il 16 novembre 2012, è necessario rispettare le procedure e le regole per la corretta presentazione delle opere, previste nel bando del concorso. Non è prevista alcuna quota di partecipazione. A selezionare i cinque finalisti per ogni categoria sarà il Comitato dei valutatori, un organismo composto da professionisti ed esperti per ciascuna delle sezioni in concorso e da leader della rete di associazioni aderenti a Fish, che attribuiranno un punteggio per ogni opera in base all’originalità, all’efficacia e alla capacità di cogliere e trasmettere i principi proposti dal bando. Al primo classificato di ogni categoria verrà riconosciuto un premio di 2 mila euro; al secondo classificato un premio di 1.250 euro. La cerimonia di premiazione è prevista a Roma il 3 dicembre 2012. 

giovedì 11 ottobre 2012

Il Decalogo del Giovane Cercatore di lavoro - anche da ascoltare!




Job Meeting: evento scaturito dalla concertazione dei partecipanti al Piano Locale Giovani, i quali hanno individuato come tema fondamentale da sviluppare per i giovani del nostro territorio la ricerca del lavoro. Per questo motivo le due giornate hanno ospitato nella tensostruttura di Villa Remmert vari stand di Provincia di Torino, Centro per l’Impiego, agenzie interinali e altri attori del mondo al quale si stanno affacciando o si affacceranno i ragazzi, che siano ancora studenti, che siano in cerca di lavoro o che siano in quel tremendo 23,4% di “NEET” (Not in Education, Employment or Training), ovvero ragazzi che non studiano né sono in cerca di lavoro.  Non sei venuto all’iniziativa? Niente paura. Qui di seguito trovi una sorta di…decalogo del Cercatore di Lavoro,  per chi è alla ricerca, magari proprio del suo primo lavoro, o per qualche “Neet” che stia cominciando (speriamo!) a sbloccarsi ed abbia intenzione di attivarsi. Le considerazioni che seguono sono il frutto delle interviste a: Walter Bardino (Informagiovani di Ciriè), Stefano Bonvicini (informa giovani di Caselle torinese), Michela Santanastaso (agenzia interinale Adecco), Elisa Pantò (agenzia interinale Synergie), Claudio Levra (artigiano, impresa Levra edile), Paolo Vaccarino (Obiettivo Lavoro), Piero Verlucca (artigiano, ditta “Il Marmista”), gli operatori di Nethnic (Software House), e Francesca Brera (Infogiò di Lanzo, inaugurato sabato 13 ottobre 2012)


1)      Considera anche l’Europa nella tua ricerca di lavoro: l’Unione Europea servirà pur a qualcosa, no? Un’esperienza anche temporanea all’estero può essere molto arricchente da tanti punti di vista (per imparare la lingua in primis). Adesso neanche ci pensi, ma quando sarai più grande e magari avrai una famiglia sarà molto più difficile muoversi. Non sai da dove cominciare? Comincia ad andare allo sportello EURES presso il Centro per l’Impiego di Ciriè…

2)      Stai ancora studiando? Informati sui settori lavorativi dove cercano di più, potrai indirizzare (o correggere leggermente) il tuo percorso di studi per andare in quelle direzioni .

3)      Fai attenzione al ruolo del web nella tua ricerca: se da una parte è il caso che cominci a usarlo anche per cercare lavoro (ad esempio creandoti un profilo su Linkedin), dall’altra devi fare molta attenzione a quello che gli altri possono vedere di te su internet: si parla di reputazione digitale. Non arrabbiarti se qualche azienda con cui hai fatto un colloquio va a farsi un giro sul tuo profilo Facebook: le foto delle tue serate brave le hai messe tu, o hai permesso tu il tag, e sempre tu hai lasciato il tuo profilo pubblico. Forse è il caso di cominciare ad usare quei filtri sulla privacy che puoi impostare sulle tue foto o su ciò che scrivi…
 

4)      Migliora le tue competenze trasversali: ma che accidenti sono??? Riguardano di più il tuo carattere che non quello che hai imparato a scuola o all’università, ma per un lavoro sono altrettanto importanti: ad esempio saper lavorare in gruppo, essere propositivi, avere un comportamento collaborativo coi colleghi… Attenzione: per valutarle al meglio, non sono poche le aziende che organizzano colloqui di gruppo!

5)      Perché non valuti di metterti in proprio?  Se sei appassionato al tuo lavoro le soddisfazioni arriveranno (aspetta che finisca la crisi!), a partire dal fatto che potrai sempre decidere da solo. Ma ricorda che in un’azienda tutta tua, o comunque in una piccola, dovrai  essere flessibile e accettare di coprire più ruoli al suo interno, magari non solo quello per cui hai studiato.

6)      Cosa ne fai di quella tua idea geniale? Le tue passioni o i tuoi sogni nel cassetto sono potenziali progetti di lavoro, e la Provincia di Torino ha lo sportello giusto per te: MIP (Mettersi In Proprio), col quale potrai valutare la fattibilità della tua idea ed eventualmente ricevere anche un aiuto economico per avviarla (ma comincia a risparmiare anche tu fin da ora!) 

7)      Rivaluta le professioni tradizionali del tuo territorio: potresti scoprire che fare il marmista, o il falegname, non ti dispiace poi così tanto (e al tempo stesso contribuiresti a mantenere vive le tradizioni delle Valli di Lanzo).

8)      Hai mai pensato di lavorare nel web? Le professioni ormai sono tante: community manager, transmedia web editor, digital pr, all line advertiser, programmatori di app per smartphone, grafici e molte altro ancora. Il web ormai è l’ambito di lavoro privilegiato per guardare oltre confine e quindi poter “aggirare” più facilmente la crisi del Paese restando a casa…

9)      Conosci l’azienda dove hai portato il curriculum? Ne condividi gli obiettivi? Ne conosci i servizi? Se sei giovane e alla ricerca del tuo primo lavoro hai un grande privilegio: puoi scegliere. Non farti prendere per forza dalla smania di trovare il primo posto di lavoro libero dove capita: concediti di scegliere volontariamente quale azienda pensi sia la più giusta per te, quella della quale puoi condividere la filosofia di lavoro ed il modo di operare.

10)   Presta molta attenzione alla compilazione del curriculum vitae europeo: non è soltanto un pezzo di carta, ma esprime te stesso, le tue passioni, la tua formazione, la tua esperienza, i tuoi obiettivi e i tuoi sogni. Devi riuscire a trasmettere tutto questo all’azienda, ricordalo. Il Centro per l’Impiego, le agenzie interinali e gli sportelli Informagiovani del territorio possono aiutarti a redigerlo al meglio: affidati a loro!



 Non ci credi ancora?? ascoltalo direttamente dalle loro voci!! Clicca qui...




Link e info utili:
Centro per l’impiego di Ciriè: via Banna 14.
Informagiovani di Ciriè (To): via San Ciriaco 36
Infogiò di Lanzo:  via San Giovanni Bosco, 1 (all’interno della Biblioteca Civica)
Adecco via Braccini 44, Ciriè.
Obiettivo Lavoro: via Robassomero 15, Ciriè. 
Synergie via Roma 80, Ciriè. 



venerdì 5 ottobre 2012

Una vita su due ruote. E allora?!?






Chiamarsi Giuseppe Lo Muscio. Avere 22 anni, abitare a Caselle Torinese, tifare in modo sfegatato il Toro, passare il tempo su Facebook e giocare in una squadra di basket…nulla di eccezionale, no? Sembrerebbe la fotografia di un adolescente qualunque, se non fosse che per un piccolo particolare: una carrozzina. Due ruote che catapultano immediatamente sotto un’altra etichetta: “disabile”. O “diversamente abile”. A te piace quest’ultima definizione, Giuseppe?

Ultimamente si usa di più questa definizione, al posto di “disabile”; ma a me non piace molto, perché nel nome stesso c’è il termine “diverso”, che mi fa sentire separato a prescindere dal resto delle persone. Invece io mi sento uguale, soprattutto a livello interiore: provo dei sentimenti, mi piace lo sport, ho delle passioni…in cosa quindi sarei diverso da qualsiasi altra persona? Certo ho dei limiti fisici che mi impediscono di poter svolgere tutto quello che vorrei, o comunque di poterlo fare da solo. Ma entro i miei limiti, e se possibile anche oltre, io voglio provare tutto!

Parlaci delle tue passioni: come le vivi?

Amo lo sport in generale, ma in particolare quello praticato da disabili: aver visto Oscar Pistorius (il campione paralimpico sui 100, 200 e 400 mt piani) gareggiare alle Olimpiadi di Londra nei 400 mt piani, anche se è arrivato ottavo, mi ha emozionato moltissimo; a livello simbolico il suo ingresso in una gara che è sempre stata per normodotati ci ha colpiti tutti, perché significa l’inizio di una nuova era. Per il resto sono un gran tifoso del Toro: a volte mi capita di riuscire ad andare a vederlo in qualche trasferta, ma quando gioca in casa non ne perdo una! Mi reco sempre allo stadio nella tribuna attrezzata per i portatori di handicap: del trasporto e del resto si occupa il Club “Tori Seduti”, al quale sono iscritto (gestito dall’associazione sportiva “SportDiPiù”), che si occupa di incoraggiare e diffondere la pratica sportiva tra le persone con disabilità fisica: non solo il calcio, ma anche l’atletica, l’handbike, il canottaggio, la scherma, il tennis, l’hockey, lo sci nordico, quello alpino e il curling. Io personalmente pratico il basket in carrozzina nella società sportiva UICEP Torino, ma al di là di questo penso che la cosa più importante sia di informare le persone in situazione di handicap che hanno moltissime possibilità per seguire le loro passioni e superare i loro limiti, se solo lo vogliono. E’ uno dei motivi per cui come tesina per la 5° superiore, che ho fatto all’IPSCTS “I.P. Giulio” di Torino, ho deciso di affrontare il tema dello sport nel mondo dei disabili, e la commissione l’ha apprezzato tantissimo. Quello che più mi dispiace, infatti, è vedere pochi disabili in giro per Caselle: io so che ci sono, ma perché restano chiusi in casa? Perché si vergognano? Dovrebbero uscire, confrontarsi coi normodotati e non, al contrario, avere paura di loro! Il confronto con i normodotati li arricchirebbe molto, li aiuterebbe a superare i loro limiti, a dare il massimo, a ricevere anche aiuti e consigli.

Io pensavo che fosse più facile che l’imbarazzo, la paura, se vogliamo chiamarla così, fossero dei normodotati. Tu non credi?

Ma è normale che i normodotati non s’avvicinino a noi di loro spontanea volontà! Non sanno cosa vuol dire essere disabili, non avendolo mai provato, e quindi non sanno, giustamente, come comportarsi: dobbiamo essere noi disabili ad andare da loro, raccontare la nostra storia e quindi noi stessi, e creare un ponte! Quando ho cominciato la scuola superiore i miei compagni mi stavano lontani; sono stato io ad andare da loro, a dire: “Ciao, sono Giuseppe, ti spiego perché sono in carrozzina e cosa vuol dire viverci”, e da lì è nata la nostra amicizia. Con la scuola abbiamo anche creato un cortometraggio, intitolato “Come un vulcano” (n.d.r.: regia di Federico La Rosa, premiato al Sottodiciotto Film Festival), proprio sul tema della disabilità ma vissuto al contrario: un nostro compagno ha dovuto recitare in carrozzina (la storia narra di un giovane che dopo un incidente si trova a dover ridare un senso alla propria vita), ed è stata un’enorme esperienza per noi in carrozzina spiegargli il nostro mondo, e per lui doverlo vivere per il tempo delle riprese.

Quindi secondo te devono essere i portatori di handicap ad “avere pazienza” e andare incontro alle altre persone?

Assolutamente si. Tant’è che con la mia famiglia e altre di Caselle abbiamo in passato aperto lo sportello informa handicap, presso l’informagiovani di via Torino 1, e nel corso degli anni abbiamo deciso di dare vita a una cooperativa sociale che ora si è trasformata in associazione, “La Stella Polare”. l’obiettivo di “La Stella Polare” è organizzare iniziative che agevolino le informazioni  ai disabili e alle loro famiglie, che promuovano lo sport per disabili e che semplifichino e medino l’avvicinamento tra disabili e normodotati. Per questi motivi abbiamo scritto un libro intitolato “Disabile, chi io?! – guida informativa sul mondo della disabilità”: il fine è aiutare persone in situazione di handicap e le loro famiglie a muoversi in modo consapevole nei vari ambiti della vita di un disabile: scuola, sanità, tecnologie, sport e tempo libero, vacanze, trasporti e mobilità…, Ma il libro può servire a qualsiasi altra persona a comprendere meglio il nostro mondo, le nostre esigenze e i nostri bisogni.
Inoltre l’associazione organizza un corso di computer a Caselle aperto a chiunque, e diverse iniziative sportive all’interno delle manifestazioni della città di Caselle, come “A ruota libera”, che nel 2013 sarà alla sua decima edizione.

Ti sei mai sentito scoraggiato, hai mai pensato “no, è troppo difficile, non ce la faccio, getto la spugna”?

No. Mai. Forse in ciò sono davvero un “diverso”, ma in questo caso ne vado fiero. 





Link utili: 

Cortometraggio Come un Vulcano, regia di Federico La Rosa.






martedì 2 ottobre 2012

L'associazione Macapà...tutta da ascoltare!



Ecco finalmente la versione audio dell'intervista ai ragazzi dell'associazione artistico - culturale Macapà di Ciriè (To): vi interessate di teatro, arti performative ed educazione? Macapà è quello che fa per voi!

http://soundcloud.com/chiaraonelab/intervista-allassociazione

a breve potrete visitarne il sito, ma intanto visitate la loro pagina facebook: https://www.facebook.com/AssociazioneMacapa?fref=ts