sabato 23 febbraio 2013

LETTERA APERTA AL FUTURO PARLAMENTO: PER UN APPELLO AL WELFARE


Art. 3 della Costituzione

"Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."


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Sono un'educatrice professionale e mi rivolgo a tutti coloro che d'ora in poi ci rappresenteranno, sia come maggioranza che come opposizione.

Nei vostri programmi il cosiddetto "welfare" è preso in considerazione in modo piuttosto fumoso e soprattutto dal punto di vista del lavoro (o della disoccupazione) e della questione delle pensioni: comprensibile, sono le due principali emergenze immediate del nostro Paese, ma non esistono solo questi due aspetti.
Nel tentativo di capire chi votare a questa tornata elettorale sono incappata in un'intervista di Enrico Mentana a Michele Boldrin, professore universitario che appoggia il movimento "Fare per fermare il declino", il quale ad un certo punto ha detto una frase che mi ha molto colpita: "Il nostro finge di essere uno Stato Sociale ma in realtà è assistenziale". Vero. Verissimo. Anzi, negli ultimi anni fa pecca anche come mero stato assistenziale. 
Attualmente lavoro in un servizio di educativa territoriale con persone disabili, ma in passato ho lavorato anche in altri servizi: appoggio scolastico, comunità alloggio, centro di protagonismo giovanile e altri progetti, ed il declino è evidente da anni. Prima era un declino di qualità, a livello di proposte educative, culturali e formative per i fruitori dei nostri servizi. Ora che la qualità non c'è più, il declino è vergognosamente reale: ore di servizio ridotte, clienti in lista d'attesa per entrare nei Centri Diurni o altri servizi e via dicendo.

Pensando a quanto ero indignata e dispiaciuta tempo fa per la mancanza di qualità nell'offerta ai nostri vari utenti (adeguata formazione professionale degli operatori, strategie efficaci ed adeguate per introdurre le persone nel mondo del lavoro, offerta di attività stimolanti, arricchenti, occasioni di socializzazione reali e gratificanti, per non parlare delle barriere architettoniche e via dicendo), ad oggi io MI VERGOGNO di recarmi a casa delle famiglie con cui ho a che fare. 

Perchè noi (che purtroppo per noi rappresentiamo VOI e le vostre scelte politiche) stiamo DISTRUGGENDO LA VITA DI QUESTE PERSONE.
Io seguo ragazzi tra i 13 e i 35 anni: nessuno gli restituirà gli anni che passano senza formazione, lavoro, socializzazione, stimoli; e, senza un lavoro attento e preventivo, col passare del tempo sarà sempre più difficile per loro recuperare terreno e stare al passo con i tempi.

Le politiche per loro verranno cambiate - con i lenti tempi che le contraddistinguono - ma loro intanto crescono e CONTINUANO A PERDERE OCCASIONI PER VIVERE MEGLIO, più dignitosamente e cercando di raggiungere la loro FELICITA', in alcuni casi ancor più crudelmente PERDONO L'OCCASIONE DI VIVERE E BASTA, mentre servirebbe loro un welfare di qualità ed efficiente che garantisca loro i giusti supporti e facilitatori (come dice l'ICF - Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute -, che ora che non ci sono soldi manco per comprargli i pannolini paradossalmente dobbiamo seguire pedestremente per redigere i nostri progetti educativi), le giuste figure professionali per il giusto tempo che serve, le strutture più adeguate per chi ha più bisogno, le strategie più adeguate per chi può e deve, per sè e per la società, contribuire alla produttività, i giusti stimoli per non far perdere loro ciò che hanno acquisito negli anni. In molti Paesi esteri vedo con invidia e rabbia progetti strutturati e rodati per chi ha bisogno di supporto per qualsiasi motivo: perchè in Italia non può essere lo stesso? Ci consideriamo o no un Paese civile o lo diciamo per riempirci la bocca di paroloni?

Perchè qui si parla di dignità dell'essere umano, e di RISPETTO. Non di esseri da parcheggiare da qualche parte o ai quali dare qualche ora settimanale che assomiglia sempre di più alla pura BADANZA.

Non hanno bisogno di qualcuno che li guardi, hanno bisogno di qualcuno che con molta dignità li aiuti a sviluppare pienamente la loro persona, ognuno a modo suo, e a sentirsi il più possibile parte del loro Paese, come giustamente recita la Costituzione.

Quindi, quando sarete in Parlamento, ricordatevi che la vita di queste persone è nelle vostre mani, che la vita è una sola per tutti, e che il tempo passa, inesorabile. 

Basta mala assistenza. 

Chiara


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